L’Exeter Book – Exeter
Cathedral Library MS 3501 - chiamato
anche Codex Exoniensis, assieme ad altri tre manoscritti (Vercelli Book, Junius Manuscrip e Nowel Codex) compongono il corpus
principale della poesia anglosassone. Sebbene non si sappia la data precisa della
sua stesura si suppone sia stato redatto tra il 960 e il 990, durante il
cosiddetto revival Benedettino. Il primo riferimento preciso a proposito lo
ritroviamo nel 1050, anno che vide l’assunzione della carica di vescovo di
Exeter da parte di Leofric[1],
il quale lo descrive come “mycel englisc
boc be gehwilcum þingum leoðwisan
geworht”[2]. Il manoscritto non
ci è pervenuto nella sua forma originale, si è potuto constatare che i primi
otto fogli dei centotrentuno originali sono stati sostituiti; dei fogli
sottratti non si ha più traccia.
Il manoscritto è conosciuto come unica testimonianza delle cosiddette ‘elegie vernacolari’[3]
, dei poemetti accomunati dal fatto di possedere dei nomi fittizi - Wulf and Eadwacer, The Seafarer, The Wanderer, The Wife’s
Lament, The Husband’s Message, The Ruin, Deor e The Exile’s Prayer (chiamato anche Resignation) sono difatti nomi assegnati dagli studiosi - e di
trattare i temi della perdita, della sofferenza e della mortalità. Tra di essi,
Wulf and Eadwacer e The Wife’s Lament sono caratterizzati da
una voce narrante femminile.
L’Exeter Book non contiene unicamente elegie, al suo interno sono infatti
contenuti poemi religiosi (Christ, Guthlac A-B, Azarius e The
Phoenix) assieme ad altri componimenti poetici come il Widsith e i novantacinque Riddles.
[1] Vescovo
di Exeter dal 1050 al 1072, anno della sua morte.
[2] Traduzione
“Un grande libro in inglese contenente testi poetici di ogni tipo”.
[3] Chiamate
in questo modo per distinguerle dai passaggi elegiaci contenuti nel Beowulf e
da quelle in Latino. Cfr. C. Fell,
Perseption of Transience, in M.
Godden, M. Lapidge (eds.), The Cambridge
Companion to Old English Literature, Cambridge University Press, Cambridge, 1991, p. 172.
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